Maurizio Fiorino

Macello, e/o, 2021


«La vedi casa nostra, lassù?» mi domandò una mattina mio padre. «Guardala, è scomparsa. Un giorno anch’io me ne andrò senza dire niente a nessuno».

Ho sempre pensato che mio padre avesse un’altra vita, perché da qualche parte, anche se sei la persona più triste del mondo, l’idea di felicità, fosse solo per un attimo, deve pure incuriosirti.

Anni ’70. In un Sud desolato e arcaico, Biagio, figlio unico e orfano di madre, viene cresciuto dal padre, Bruno, macellaio del paese, uomo prigioniero dei propri silenzi. Sarà proprio la sua figura irrequieta e instabile a insinuare in Biagio il dubbio che quell’incomunicabilità piena di spigoli nasconda una verità mai detta.

Ci sono Vittorio, il vecchio “vizioso” del paese che paga i ragazzini in cambio di rapporti squallidi, e Lia, la vicina di casa che usa rituali magici fino a diventarne ossessionata. Ci sono Elsa, l’unica donna che sembra in grado di amare suo padre ma che scompare con la stessa rapidità con la quale si infila nella loro vita, e Sara, una vecchia compagna delle scuole elementari che il protagonista finirà per sposare e che proverà, invano, a rendere felice. Infine lui, Alceo, un giovane sognatore che farà respirare a Biagio l’unico istante di tregua di quel mondo-tritacarne nel quale, prima o poi, si finisce.


Ora che sono Nato, e/o, 2019


In una strampalata famiglia del Meridione il piccolo Nato sogna di diventare una Spice Girl.
Spietato, emozionante, sempre in bilico tra la commedia e la tragedia, Fiorino scava a mani nude nel nostro intimo e con tocco delicato ci immerge nel racconto, strappando qualche lacrima e subito dopo una risata.

Una madre nevrotica con un ego fagocitante, un padre megalomane e scaramantico fino all’inverosimile, una sorella bugiarda patologica ai limiti dell’indecenza e un fratello diventato il primo caso della storia di bullo balbuziente. Poi c’è Nato, ultimo discendente della famiglia Goldino e aspirante Spice Girl. È lui a raccontarci, tra un Calippo Fizz e sgangherate dichiarazioni d’amore, sullo sfondo di una provincia del Sud Italia negli anni Novanta, le improbabili vicende che hanno segnato l’infanzia e l’adolescenza di un ragazzo che si sente diverso dalla sua scombinata famiglia e cerca di emanciparsi.

Ora che sono Nato è il diario di una diseducazione sentimentale che dai meandri più remoti della nostra anima ci porta per mano fino alla più sorprendente e mai scontata dichiarazione d’amore, quella per se stessi e la propria libertà.

  


Fondo Gesù, Gallucci, 2016

Mario e Angelo sono due ragazzi cresciuti troppo velocemente in un quartiere degradato di Crotone, Fondo Gesù. La loro amicizia sincera e tenera si fa strada attraverso la miseria economica, sentimentale e culturale in cui sono costretti a vivere. Quando l’irreparabile li costringe a una fuga rocambolesca, entrambi intravedono finalmente la possibilità di una vita migliore, lontano dalla violenza e dalla ferocia che regolano i rapporti sociali nella loro terra. Con il linguaggio crudo e diretto di chi è cresciuto in un ambiente che non contempla la parola “amore”, Maurizio Fiorino racconta la confusa volontà di riscatto di una gioventù perduta, a cui non è concessa alcuna opportunità di redenzione. E tratteggia con la sensibilità e l’empatia dello scrittore di sicuro talento quel groviglio maledetto dal quale i due protagonisti tentano di fuggire, ma che finisce col richiudersi per sempre sopra di loro.


Amodio, Gallucci, 2014

Dopo quattro anni di fuga in una località segreta e protetta, il giovane Armando può finalmente fare ritorno nella sua Crotone. Ad aspettarlo sa di trovare i migliori amici di sempre: Vincenzo, che nel frattempo è diventato Vincenzina, e Ana, un’eccentrica insegnante di yoga. E Amodio, che fine avrà fatto Amodio Costa, il pugile bello come una divinità greca, figlio di uno dei capi indiscussi della ’ndrangheta locale, al quale Armando era legato da un tenero sentimento a diciott’anni?

Alla ricerca dell’amore perduto, Armando dovrà fare i conti con il proprio passato, rivivere la sofferenza dell’emarginazione e il tormento di sentirsi diverso in un mondo dove avere un figlio omosessuale, per qualcuno, è un’onta da lavare con il sangue.

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